Basilica di San Felice

San feliceE' senza dubbio la più importante costruzione dell'intero complesso paleocristiano. Per la varietà di forme, funzioni e criteri costruttivi essa ha posto e pone ancora oggi molti interrogativi a cui spesso non è possibile dare precise risposte. Per una migliore descrizione e lettura della basilica si rende opportuno individuare nella stessa tre parti distinte: - la basilica est sottostante l'attuale parrocchia - il peristilio e la tomba di S. Felice - la basilica ovest costituita dall'abside risalente a Papa Damaso. La basilica est si presume sia la parte più vecchia in ordine di tempo. Secondo il Chierici, grande conoscitore del monumento, essa terminava a levante con l'abside inserita tra un muro rettilineo in modo da formare due ambienti laterali; ciò secondo esempi di architettura romana del III secolo. Detti ambienti, di cui oggi rimangono solo poche tracce, dovevano essere adibiti probabilmente a pastophoria ovvero a sacrestia e luoghi di conservazione di arredi sacri.
Ciò è testimoniato dagli avanzi della parete a nord dell'abside riccamente decorata con vivaci pitture in affresco ed alcuni resti di mosaico all'interno dell'ambiente alle spalle della stessa abside. Con l'avvento di S. Paolino, detta basilica, inizialmente costituita da un unico ambiente, venne modificata a tre navate e suddivisa da due filari di sei colonne per lato. Purtroppo la costruzione della Parrocchia, avvenuta alla fine del 1700, copri integralmente detta basilica facendola diventare una cripta. 
L'ingresso a sud, secondo il Chierici, doveva essere costituito da un triforium aprentesi sulla piazzetta antistante la basilica dei SS. Martiri e S. Calionio. Esso dava direttamente accesso alla navata centrale dov'era situata la tomba di S. Felice. Attualmente l'ingresso a sud della basilica di S. Felice è costituito da un pronao archivoltato con colonne di sostegno in granito grigio prive di capitello. Ma il vero cuore della basilica è rappresentato dalla tomba di S. Felice costruita in mattoni e sormontata da transenne in marmo bianco traforato, rette da quattro pilastri disposti a pianta rettangolare. 
Sopra le modanature delle transenne più lunghe sono riportate delle scritte bibliche in latino e precisamente sul fronte disposto a nord si legge: " BEATIUS EST DARE QUAM ACCIPERE" ( E' più beato dare che avere) sul fronte sud "QUI PARCIT BACULO ODIT FILIUM SUUM" (Chi risparmia il bastone odia il proprio figlio) ed infine in basso " RADIX OMNIUM MALORUM CUPIDITAS" (La cupidigia è la radice di tutti i mali) La sistemazione della tomba ad opera del Chierici negli anni cinquanta causò la demolizione dell'altare "ARA VERITATIS" eretta sul sepolcro del santo nel VI sec. Il rivestimento della parte anteriore dell'altare (il palliotto) demolito è conservato nella cappella di S. Felice dell'omonima parrocchia ai piedi dell'altare. A corona della tomba del Santo vi è un quadriportico anch'esso costruito all'inizio del secolo VI decorato in mosaico sul fondo oro azzurro, raffigurante pavoni, girari, ricchi grappoli d'uva, versi in latino, il tutto disposto in modo da illuminare i lavori delle basiliche. 
Le quattro colonne per ogni lato del quadriportico sono sormontate di capitelli di ordine e di stile diverso come diverse sono pure le basi ed i fusti delle stesse. Tale diversità di materiale ed uso crea un affascinante ritmo all'interno della basilica in modo da creare un ambiente molto suggestivo. Sempre all'interno della basilica, nei pressi della tomba, sono disposte le sepolture di alcuni vescovi nolani. 
Sul lato sud del quadriportico, nello spazio interno al colonnato, sono visibili le tombe dei vescovi Paolino (442) e Felice (484) mentre sotto al gradino del primo arco, ad ovest del peristilio mosaicato, vicino alla mensa feliciana, si pensa che sono sepolti i vescovi Prisco (523) e Musonio(535). Detti vescovi furono sepolti per loro espresso desiderio, oppure perché essendo la basilica cattedrale di Nola e sede vescovile, il luogo divenne una specie di cripta dei vescovi. Nella parte soprastante la tomba, verso ponente, trovasi l'edicola a protezione del luogo sacro. Originariamente si pensa che fosse in legno e composta di colonne dal fusto a spirale simbolo dell'eternità, della morte e resurrezione. L'arco centrale di ponente, adiacente la tomba di S. Felice è sostenuto da una trabeazione con due colonne in marmo africano nero venato di bianco alla cui sommità sono incastrati capitelli corinzi raffiguranti le figure di S. Felice e di S. Faustillo. La basilica ovest, la seconda costruzione in ordine di tempo, risulta costituita da una grande abside orientata ad ovest la cui larghezza è pari alla navata della basilica est. 
Proprio questa parte della basilica sorse sopra ambienti della necropoli pagana, quest'ultimi frammisti a tombe cristiane costruite in epoca successiva. Le tombe non vennero distrutte ma furono incorporate nelle fondazioni della struttura. Il suo pavimento si presenta sopraelevato rispetto al livello del "martyrium" feliciano. Per mettere in comunicazione la nuova abside con la navata della basilica furono aperte nel muro divisorio dei passaggi grossolani in modo da dare l'aspetto di una icoinostasi. L'epoca di costruzione dell'abside è ancora incerta nonostante la datazione desunta dalle pitture. 
Secondo il Testini, comunque, la costruzione dell'abside occidentale della basilica di S. Felice, è precedente alla venuta di S. Paolino, data la sostanziale differenza strutturale con la tricora paoliniana, mentre, altri studiosi sostengono che tale abside sia stata eretta da Papa Damaso a seguito di un suo pellegrinaggio presso la tomba. La creazione ditale abside in ogni caso spostò il centro di gravitazione verso l'edicola di S.Felice. Ancora oggi non se ne capisce la funzione liturgica inerente alla creazione dell'abside, che risulta quasi addossata al quadriportico. 
Il lato nord della basilica di S. Felice presenta una triplice apertura ,il cosiddetto "triforium" costruito da S. Paolino per collegare la vecchia basilica del Santo (basilica vetus) con quella da lui fatta erigere agli inizi del V secolo (basilica nova). Tra le colonne del triforium in età altomedioevale, dopo il crollo della basilica nova, avvenuto tra il VI e VII secolo, venne eretta una piccola cappella ( Sancta Sanctorum). L'atrio di accesso alla basilica, disposto sul lato nord della stessa, è costituito da un pronao archivoltato con colonne di sostegno in materiale granitico, prive di capitello. Il pavimento d'ingresso si configura con lapidi funerarie mentre le pareti laterali conservano affreschi raffiguranti da una parte S. Giorgio mentre affonda la sua lancia nel corpo del drago e dall'altra S. Giovanni con i capelli e barba mossi dal vento. Del tutto singolare appare la pianta al di sopra della testa del Santo, questo si arrotola in un largo girale fiorito e sfogliato. 
A concludere le decorazioni poste sulla parete occidentale nei pressi dell'ingresso, è la figura di S. Nicola, in posizione benedicente. La fattura dell'affresco sembra la stessa di quelli precedente. Sempre all'ingresso sud della basilica, un arcosolio affrescato adorna un sarcofago in marmo di età imperiale romana. La parte centrale del dipinto è rappresentata da Gesù benedicente seduto sul trono, mentre lateralmente allo stesso la figura di Giovanni e la Madonna. 
All'interno della basilica sono conservati marmi di età romana altomedioevale provenienti dalla necropoli o dalla stessa basilica. In modo particolare e significativa è la presenza di un sarcofago in marmo ben conservato indicato da fonti storiche come sepolcro del vescovo nolano Adeodato (393-473) i cui resti sarebbero stati trafugati dai longobardi e trasportati nel beneventano. Il sarcofago, costituito da un unico blocco di marmo, è anch'esso di età imperiale romana e lungo le pareti esterne vi è raffigurato il mito di Diana ed Endiminione. Lungo la parete occidentale dell'ingresso alla basilica vi è rappresentata la Madonna con il Bambino risalente al XIV secolo. 
Altre figure bizantineggianti risalenti al IX e X secolo di pregevole fattura, si scorgono sulla parete divisoria tra l'abside attribuita a Papa Damaso e la tomba di S.Felice la cosiddetta "iconostasi". Su di essa sono riportati sette personaggi di cui alcuni sono ancora visibili integralmente.

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